Un nuovo studio, pubblicato sulla rivista Frontiers in Physiology, proveniente dall’Università del Sichuan, in Cina ha dimostrato, in un esperimento su topi, che un insufficiente apporto di vitamina D aggrava lo squilibrio nella flora intestinale, peggiorando la sindrome metabolica: diminuisce infatti la produzione di defensina, proteina antimicrobica essenziale per mantenere la flora intestinale sana.
Intervenendo sulla carenza di vitamina D, con l’esposizione al sole, la dieta o con supplementi della vitamina stessa, aumentano i batteri buoni nell’intestino, contrastando così la sindrome metabolica, caratterizzata da disfunzioni del metabolismo che costituiscono fattori di rischio per diabete e malattie cardiache.
Le premesse
La sindrome metabolica colpisce quasi un quarto della popolazione adulta nel mondo e ha come sintomi obesità, aumento della circonferenza della vita per accumulo di grasso, alti livelli di zucchero nel sangue (iperglicemia), pressione del sangue elevata o livello di colesterolo alto circolante e un eccesso di grasso nel fegato (steatosi epatica). Ad innescarla spesso è una dieta troppo ricca di grassi e carboidrati.
Lo studio sui topi
Fornendo però un’integrazione di defensina sintetica, come hanno mostrato i ricercatori, si recupera l’equilibrio della flora batterica intestinale, si riducono i livelli di zucchero nel sangue e si migliora il fegato grasso.
“Sulla base di questo studio, riteniamo che mantenere elevati i livelli di vitamina D, attraverso l’esposizione al sole, la dieta o l’integrazione, possa costituire un beneficio per la prevenzione e il trattamento della sindrome metabolica”, commenta Stephen Pandol, del Cedars-Sinai Medical Center, negli Stati Uniti, che ha collaborato allo studio.